RELAZIONE DELLA DNA SUL DISTRETTO DI BRESCIA
Il 22 giugno 2017, è stata
pubblicata la relazione relativa all’anno 2016 della Direzione
Nazionale Antimafia. L’analisi
compiuta evidenzia come sia in atto un proceso di trasformazione
delle organizzazioni criminali di stampo mafioso, che non sarebbero
più associazioni “eminentemente
militari e violente” ma
delle “entità
affaristiche con un sostrato militare”.
Il fatto che le mafie, per lo svolgimento della loro attività
criminale, non ricorrono necessariamente all’uso della violenza
giustificherebbe, secondo il Procuratore Franco Roberti, la necessità
di una modifica del reato di associazione mafiosa.
L’organizzazione
criminale, ormai considerata la più forte e pericolosa, alla quale
si fa maggiormente riferimento è la ‘ndrangheta. Essa si infiltra
nei settori più importanti della società, coltivando relazioni con
ambienti della pubblica amministrazione, della politica e
dell’economia. Le relazioni appunto costituiscono la cosiddetta
zona grigia
che fornisce alla ‘ndrangheta
“occasioni di grandi
arricchimenti e, a volte, garanzie di impuntità”.
Con
particolare riferimento al territorio bresciano, si descrive un
contesto che appare tutt’altro che immune dal pericolo
dell’infiltrazione da parte delle organizzazioni mafiose, in primo
luogo considerando l’assenza di veri e propri “anticorpi”
all’interno del tessuto sociale. Un
esempio è la presenza della ‘ndrangheta sul territorio, si precisa
che l’interesse della mafia calabrese sia prevalentemente
economico, non interessandosi particolarmente al cosiddetto controllo
del territorio: “la
‘ndrangheta che delocalizza
ma non colonizza,
e crea strutture criminali di tipo mafioso attorno a centri di
interesse per tutelarli ed espanderli attraverso il classico reticolo
che lega al crimine altre entità: del mondo politico-istituzionale,
finanziario, economico. Un crimine che della propria origine
calabrese sfrutta essenzialmente il “marchio di fabbrica”,
ovverosia una sorta di “made in Calabria”, che serve per
accreditarsi verso quelle diverse realtà cui si è appena fatto
riferimento, purtroppo ancora molto sensibili (in termini di
attrazione) a quel “marchio” e, nel contempo, per indebolire le
difese dei cittadini, specie quando questi si accorgono della liaison
di cui si diceva. E
che opera in
autonomia nel detto territorio settentrionale, non infiltrandolo alla
stregua delle strutture criminali della Provincia di Reggio Calabria,
bensì innestandovi delle succursali che, più che al dominio del
territorio, mirano al controllo degli affari che hanno individuato
quali loro, appunto, centri di interesse...”. Inoltre
si specifica che sul medesimo territorio c’è la presenza di
sodalizi di diversa matrice,
anche
stranieri fra i quali
interazioni [...] neppure ragioni di contesa, visto che non vi è un
territorio da dominare, ma degli interessi da tutelare ed espandere,
cui il territorio non è affatto funzionale.
La
zona grigia, come detto, rappresenta la fonte da cui la mafia trae i
maggiori benefici e
anche nel bresciano si verificano spesso collusioni fra esponenti
della società civile e gruppi criminali. Fra gli altri, il settore
dei rifiuti
fornisce un’opportunità di profitto-anche per imprese attive
nell’economia legale-soprattutto per lo svolgimento di operazioni
di illecito smaltimento e che diventano un vero e proprio business.
Si legge infatti che il territorio è caratterizzato dalla
“strumentalizzazione del modello imprenditoriale ai fini della
consumazione del delitto di attività organizzata finalizzata al
traffico illecito dei rifiuti, attraverso la creazione di un vero e
proprio reticolo imprenditoriale retto da una politica aziendale che
può ben definirsi criminale”. Un
business non esclusivamente mafioso ma che crea, almeno
potenzialente, una convergenza di interessi fra imprenditori e membri
delle cosche.
Passando
dalla zona grigia ad un settore propriamente criminale come il
traffico di sostanze stupefacenti viene
evidenziato “il
ruolo dominante di soggetti di nazionalità albanese ma residenti nel
territorio nazionale, alle cui dipendenze operano correi di
nazionalità diverse, tra cui italiani e rumeni.non fine a se stesso,
ma funzionale o concorrente con altre strategie criminali”. Accanto
al mercato della droga, le attività dei gruppi criminali presenti
variano dalla contraffazione delle merci, al favoreggiamento
dell’immigrazione illegale e clandestina ed alla tratta e riduzione
in schiavitù (quest’ultima promossa soprattutto da sodalizi
nigeriani nei confonti di cittadini connazionali).
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