Per l’Expo serve una Dia a Brescia
dal Giornale di Brescia di sabato 31 maggio (pag. 11)
articolo di Daniele Zorat
Il
procuratore generale Pierluigi Maria Dell’Osso, ad un mese dal suo
insediamento, torna sulla necessità di avere in città una sede della Direzione
investigativa antimafia
«Un
baluardo di legalità con un ruolo attivo nel drenare i tentativi di infiltrazioni
mafiose». Questo dovrebbe essere il ruolo del distretto giudiziario di Brescia
agli occhi del nuovo procuratore generale Pierluigi Maria Dell’Osso. In vista
soprattutto di un grande evento come l’Expo del 2015, «espressione dell’Italia
ma pure dell’intera Unione europea».
Come
dare concretezza a questa idea se la Procura di via Lattanzio Gambara può
disporre solo di 24 magistrati (21 sostituti, due aggiunti e un procuratore), e
più in generale il numero di magistrati è sostanzialmente ridotto rispetto ad
altre realtà vicine alla nostra? Come poter affrontare la mole di controlli necessaria
per vigilare sull’attività delle centinaia di aziende che dovranno operare per
l’Esposizione universale se a Brescia non c’è nemmeno una sezione della Dia, la
Direzione investigativa antimafia che dallo scorso autunno ha il compito di
vigilare sulle attività di queste ditte, entrando anche nei cantieri?
Sono alcune
considerazioni che il procuratore generale - che viene da un passato e da una
ricca esperienza frutto del suo impegno contro la criminali- tà organizzata di
ogni genere e tipo - affronta dopo poche settimane dal suo arrivo a Brescia.
L’occhio del pg cade sul lungo elenco di aziende coinvolte nell’Expo sulle
quali si dovrà prestare la massima attenzione per evitare che dietro attività
lecite si nascondano, di fatto, interessi criminali, delle più svariate
organizzazioni. E non soLo di stampo mafioso, e non solo italiane. «Già una
trentina di ditte con sede nel distretto di Brescia sono risultate oggetto di
misure interdittive per questioni di antimafia. Alcune unità specificamente per
l’Expo. La Dia di Milano sta lavorando ma con risorse inadeguate, mentre
servirebbe un altro centro Dia a Brescia per quella parte di lavoro che si
riferisce espressamente all’Expo, così da fare da supporto operativo nell’attività
di contrasto alle infiltrazioni mafiose e non. Mi auguro che per la fine
dell’anno si possa arrivare alla sua creazione. Io almeno mi impegnerò affinché
questo avvenga». Il procuratore generale Dell’Osso arriva a queste
considerazioni dopo un lungo ex cursus sulla presenza accertata della
criminalità organizzata di stampo mafioso, italiana e straniera, a Brescia e
dopo un’analisi comparativa tra i distretti giudiziari vicini al nostro. «In
Lombardia ci sono due distretti, quello di Brescia e quello di Milano. Ma non
c’è omogenità di problemi e di questioni criminali. In Procura a Brescia ci
sono 24 magistrati, a Milano 85, a Torino 62. Ma quanto a numero di magistrati
per distretto qui ce ne sono 56, con un bacino d’utenza di quasi due milioni di
persone mentre a Milano ce ne sono 166, e a Torino 137. Non è un caso che la
Procura di Brescia sia stata dichiarata in due occasioni sede disagiata per il
carico di lavoro. Quello di Brescia risulta un distretto con forti problemi di
sottodimensionamento. I numeri non fanno sconti». Eppure di problematiche da affrontare
la nostra provincia ne ha, e pure di svariate forme. Il pg Dell’Osso fa un
breve cenno alle mafie straniere. Non solo nel Bresciano (e nel distretto di
Corte d’Appello) sono ben presenti ’ndrangheta e camorra e Cosa nostra, ma ci sono
pure le organizzazioni criminali nigeriane dedite allo sfruttamento della
prostituzione, quelle messicane per il traffico di droga. Quanto alla mafia
russa «si registra una crescita del volume degli investimenti in beni di lusso
da parte di cittadini russi, con l’acquisto di ville di pregio sulla riviera
gardesana per quanto riguarda il territorio bresciano». Strettamente legati tra
loro poi altri due fenomeni come la riduzione in schiavitù e la tratta di
esseri umani che riguarda per esempio altre etnie, come quella cinese. «Abbiamo
appurato che il viaggio dalla Cina all’Europa costa dai 12 ai 14mila euro.
Un’attrazione fatale quindi per la criminalità organizzata. Si è poi registrata
un’apertura di queste enclavi. Ad esempio la prostituzione cinese inizialmente
riservata ad un bacino d’utenza di connazionali, ora si rivolge anche a clienti
italiani». Criticità che rendono quindi assolutamente necessaria
un’implementazione degli organici degli uffici giudiziari bresciani.
Ma un
cenno il procuratore generale Dell’Osso lo riserva anche all’appena celebrato
quarantennale della Strage di Piazza Loggia. «Con la recente sen- tenza della
Cassazione si è riconosciuta la bontà del lavoro fatto tra mille difficoltà a
Brescia. Ma non mancano aspetti per un attuale approfondimento nel mosaico di
conoscenze che si è venuto a creare. Ci sono alcuni aspetti che necessitano una
delicata esplorazione ma sono emersi aspetti davvero molto seri». Prospettive
da non lasciare cadere «per far smettere di sanguinare a quella ferita ancora aperta
a distanza di quarant’anni».
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