Napoli, 18 dicembre 2012. La Mehari di Giancarlo Siani su
una strada che simbolicamente sale verso il cielo, con la scritta «non vogliamo
dimenticare». Sarà così che Napoli ricorderà Giancarlo Siani, giornalista del
Mattino ucciso il 23 settembre 1985. Il monumento sarà inaugurato il 23
settembre 2013, a 28 anni esatti dall'omicidio, e sarà posto nel quartiere
Vomero, a poca distanza dove Siani fu ucciso, proprio a bordo della sua
automobile Mehari.

Il progetto selezionato, tra i 39 che hanno partecipato al
concorso, è quello presentato dall'architetto Vincenzo De Luce, 41 anni di
Napoli, in collaborazione con Marcello Pellecchia, ingegnere napoletano di
venticinque anni, e il designer Rosario Parmendola, quarantaquattrenne di
Pompei. Si tratterà di una struttura ricca di elementi simbolici, a partire
dalla sua altezza che, spiega De Luce, «sarà di 10 metri per ricordare il 10
giugno 1985, la data che decretò la condanna a morte di Giancarlo».
Emozionato
il sindaco de Magistris: «Ricordo nitidamente quando, a diciotto anni e appena
diplomato, si sparse la notizia dell'omicidio di Siani, un ragazzo che morì per
cercare di raccontare alcune verità scomode, un giornalista precario come ce ne
sono molti ancora oggi che, per scrivere pezzi di quel tipo, vengono pagati
anche un solo euro. La sua Mehari significa emancipazione, verità, voglia di
giustizia, una passione che noi napoletani abbiamo nel cuore. I suoi ideali
oggi pulsano in altri cuori, fanno ragionare altri cervelli e camminano su
altre gambe».
Il monumento verrà collocato sulla rotonda di quella che,
ha ricordato de Magistris, "si chiamerà Piazza della Legalita'", a
pochi metri "da quelle abitazioni simbolo dell'abusivismo raccontato da
Francesco Rosi in 'Le mani sulla citta'' per ricordare che Napoli, pur
martoriata dalla camorra, è città della legalità". Presente anche Paolo
Siani, fratello di Giancarlo e presidente della Fondazione Polis della Regione
Campania per le vittime innocenti della criminalità organizzata. "Nel
1985 - ha ricordato - ci sentivamo soli, abbandonati dalle istituzioni. Oggi
invece questa città sta diventando sempre più la città di Giancarlo, di
Silvia Ruotolo, di Annalisa Durante e di tutte le vittime innocenti, non più dei tanti camorristi. E' una cosa che appare scontata ma che allora non lo era.
E' servito tanto tempo e un sindaco giovane che ci crede, ma oggi i camorristi
si sentono piu' piccoli, chiusi in un angolo. Potranno anche continuare a
sparare, ma sanno che la città è dalla nostra parte". Siani ha incontrato
i genitori di Lino Romano, l'ultimo in ordine di tempo tra le vittime innocenti
della camorra: "Nei loro occhi ho visto lo stesso sguardo che i miei
genitori avevano allora, ma sanno che hanno al loro fianco un Comune, un
sindaco di Napoli e un intero movimento che li sostiene". L'opera, ha
sottolineato l'assessore regionale Pasquale Sommese, "affiancherà la
Stele della memoria a pochi passi da Piazza Plebiscito come simbolo da
aggiungere a testimonianza del nostro impegno. Vediamo ragazzi di giovanissima
età con facce grasse di ignoranza che assurgono al ruolo di boss, noi contro
questo incoraggiamo iniziative che vanno nella direzione della crescita e
dell'impegno culturale, come la legge sugli oratori che devono essere luoghi di
aggregazione per consentire l'associazionismo". La scelta del luogo, ha
sottolineato il presidente della Municipalità Vomero-Arenella Mario Coppeto,
"non è un caso: è uno dei luoghi della nostra città maggiormente
schiaffeggiati, a pochi passi da quelle 'palafitte' riprese da Rosi che hanno
sfregiato indelebilmente Napoli. E' un richiamo quindi alla
legalità".
(Adnkronos)
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